Giovanna accoglie con gioia la proposta di dar vita ad una vera e propria famiglia spirituale, formata dal sacerdote e da quei fedeli che, uniti a lui "nel nome di Cristo", rendono presente Gesù Buon Pastore: "
Dove due o tre sono riuniti nel mio nome, io sono in mezzo a loro" (
Mt. 18, 20).
Consapevole di essere la prima a vivere una forma di consacrazione assolutamente nuova, Giovanna si esprime così:
"Avevo davanti un modello grande che il Signore aveva sempre pensato per me sulla strada della mia gioia, della mia vita: era un sacerdote. Ad un certo punto il Signore mi ha fatto capire: non è un caso che tu sia donna! Guarda Maria! Maria era la Madre, colei che per Gesù dava la vita. Allora capivo come potevo vivere in concreto: essere Maria accanto a dei sacerdoti, a dei pastori... questo potevo farlo sempre".
Giovanna risponde così all'invito di Gesù ad essere pastore accanto al pastore; figura femminile, materna, accanto a chi è chiamato ad essere padre di anime, concretizzando le parole di Giovanni Paolo II: "
Il celibato del pastore esprime il legame che lo unisce ai fedeli, in quanto comunità nata dal suo carisma e destinata a totalizzare tutta la capacità di amore che un sacerdote porta dentro di sé, in modo che il suo tempo, la sua casa, le sue abitudini, le sue risorse finanziarie, siano condizionate solo da quello che è lo scopo della sua vita: la creazione attorno a sé di una comunità ecclesiale".
Conseguenza del suo essersi donata totalmente a Gesù sarà quella di lasciare la casa dei suoi genitori per andare ad abitare in una soffitta, messa a disposizione da un parrocchiano.
A chi esprime perplessità di fronte a questa scelta, Giovanna risponde:
"Può sembrare a molti una cosa strana, per me è una cosa normale. Una persona che si sposa lascia la famiglia e va col suo sposo. Io ho sposato Gesù ed è normale che vada a vivere con Lui!".
La gioia schietta, limpida e la profonda libertà interiore che la caratterizzano sono contagiose: una dopo l'altra alcune ragazze della parrocchia bussano alla sua porta chiedendole di unirsi a lei. La famiglia cresce e, di pari passo, cresce la capacità di Giovanna di vivere ed esprimere, in modo fermo e dolce, la sua maternità spirituale. Alle sorelle che Gesù le dona, dedica affetto, tempo, energie, non risparmiandosi in alcun modo per la crescita della loro anima.
Il desiderio di formare accanto al sacerdote una famiglia spirituale non viene espresso solo dal gruppo di ragazze che si stringono attorno a Giovanna: ragazzi, donne, coppie di sposi costituiscono quel nucleo di una trentina di persone circa che assumerà il nome di
Piccola Comunità Apostolica e di cui Giovanna sarà madre e punto di riferimento