Di lei ammiravo la certezza della fede. Molte persone credono in Dio, ma conservano dei dubbi, delle domande e, per questo, non si fidano ciecamente di Dio mantenendo il comando sulla propria vita. Giovanna no. Mi impressionava la sua fede pura che era fiducia e abbandono in Dio al 100%, vedevo in lei quella fede evangelica del granellino di senapa, capace di smuovere le montagne. Per questo provavo nei suoi confronti un vero e proprio senso di invidia. Un'invidia "buona" che mi faceva desiderare una fede come la sua.
Aveva una bellezza interiore che traspariva dai suoi occhi, dal suo sguardo limpido e da un sorriso ricorrente e luminoso che offriva a tutti.
Ricordo un fatto avvenuto circa 20 anni fa, ma ancora vivo nella mia memoria: Avevo invitato Giovanna ad animare un incontro di preghiera. Alla fine venne esposto il S.S. per un momento di adorazione e Giovanna pregò con queste parole:
"Gesù mi dici che tu hai offerto il tuo corpo per me ed oggi io voglio dirti: ecco, io offro il mio corpo, offro la mia vita in sacrificio per te".
Rimasi colpito da questa preghiera. Dieci anni dopo, vedendo l'evoluzione della sua malattia, ho identificato Giovanna con quella sua preghiera: il suo corpo, la sua vita erano realmente offerti a Dio in sacrificio per tanti... per tutti...
Può sembrare assurdo ma arrivai ad "invidiare" in lei persino la sua malattia e in ultimo la sua morte perchè ai miei occhi quello era un martirio. O forse invidiavo come lei stava vivendo entrambe e ricordo di aver pensato più volte, e lo penso ancora: "anch'io vorrei morire così...".